giovedì 25 dicembre 2008

Vesele Vanoce!

I cechi per la vigilia prima di accendere la luce del pianerottolo vedono se qualcuno dei vicini l'ha già accesa, se no saranno i prossimi a morire. Mettono delle barchette fatte col guscio di noce dentro una bacinella con l'acqua e intuiscono mala sorte se la barchetta annega, se no, tutto è possibile. Tirano la pantofola all'indietro verso la porta: se la punta indica fuori sono previste partenze. In casa le scarpe non si usano. Io avevo una gonna nera a fiori arancioni, viola e bianchi e mi hanno dato delle pantofole blu a fiori fuxia, verdi e gialli. Sembravo un alberello di natale tascio.
Katerina mi ha invitata a casa sua a passare il natale. Ho portato una bottiglia di Nero D'avola e un cappellino col fiore per lei. A casa mia i regali si danno il 25, quando si danno. Da lei si danno il 24 e a me ne hanno dati 5. La famiglia di Katerina mi fa dimenticare tutti i cornetti che i commessi cechi mi hanno tirato. Siamo andati anche al cimitero dove non ci sono così tante foto come a palermo e pensavo che tutti si chiamassero rodina, invece significa famiglia. I signori importanti avevano dei blocchi di marmo grigi, fascisti; anche quelli buoni che avevano aiutato i poveri. Katerina mi raccontava di sua nonna che era rimasta orfana da piccola, era stata affidata a uno zio ed era morto pure lui. Mentre me lo raccontava pensavo a mia madre che sin dalle elementari faceva l'infermiera a mia nonna e ho fatto riflessioni sulla reincarnazione. Mi chiedevo con quale criterio uno si reincarna: inizia con una vita di merda che va sempre a migliorare? O dipende da come te la giochi?
A volte mi viene il dubbio che la vita sia una e basta.
Il nonno di Katerina era solo da dieci anni. Vestito come tutti i nonni del mondo, compresa la coppola. Ci siamo fatti una foto abbracciati, mentre mangiavamo la torta a forma di carpa. Il padrone di casa deve cucinare i dolci con le proprie mani. E' una regola. Vorrei vedere mio padre a fare la cassata. L'ho sentito al telefono e mi fa: Ci sono dolci là? E io: Certo papà: No perchè io quando facevo il rappresentante una volta sono andato in un paesino della Puglia e la mattina quando siamo andati a fare colazione al bar, a parte il caffè non c'avevano niente.
In Cechia hanno dei dolci buonissimi. A un certo punto il padre di Katerina si è messo a suonare il pianoforte, il fratello il violino, lei il sassofono, la madre la pianola, il nonno cantava e a me mi hanno chiesto: Tu sai cantare, sai suonare qualcosa? Mi sono vergognata di non saper fare niente. Forse nell'altra mia vita ero un bradipo. Cantavano le canzoni di Natale e Bella Ciao. Poi siamo andati tutti in chiesa anche se loro non credono e io avrei capito zero. A casa ci aspettava la registrazione di un film per la tv ceca in cui recitava il fratello che è una specie di Alessandro Preziosi. Si è messo pure a nevicare. Guardavo fuori dalla finestra di questo villaggio vicino Nachod, con le casette, gli alberi che vogliono abbattere per fare un'autostrada, le galline, il nulla e mi mancava Palermo. La madre di Katerina mi ha regalato il ferro da mettere sotto le scarpe per il tip tap. Lei lo fa da sette anni ed è diventata campionessa di qualcosa. Lo insegna pure. Aveva le foto di un viaggio fatto in Italia, in cui c'era Palermo e il Santuario di Santa Rosalia. La Santa, ho gridato. La Santa.
La mia amica Chiappara che è venuta a trovarmi dice che dovrei trasferirmi qua. Mi ha comprato la statuina del bambinello Gesù con il vestito viola, il mio preferito. Pregherò che mi faccia innamorare, a Praga, Nachod, Palermo, Torino, treno, pullman, dovunque. Prenderò lezioni di fisarmonica con mio figlio e a Natale canteremo tu scendi dalle stelle dal balcone.
Il 25 sono stata a casa con gli altri Leonardi. Ci siamo vestiti bene e ci siamo scambiati i regali col sorteggio. A me è capitato un souvenir di Praga a forma di boccale. Il regalo peggiore però a quanto pare è la candela blu capitata a Giulia. Anche se in fondo chi se ne frega. Di pomeriggio ognuno è tornato al suo computer.
Buon Natale miei affezionati lettori.
Io pregherò il bambino Gesù col corredino. Voi pregate chi volete.

martedì 16 dicembre 2008

Le lapidi sono dovunque

Praga oltre a contare il maggior numero di persone sciancate o con stampelle, conta anche il maggior numero di facce tumefatte. Oggi ho visto almeno quattro ragazzi con un occhio nero. O hanno partecipato tutti alla stessa rissa o è una coincidenza o hanno una malformazione congenita come se ne vedono tante. Questa città ha la raggia nel cuore. Con i brasiliani andavo sempre in un ristorante pub vicino il teatro (fabbricone) e ci portavano i menù in inglese. Di malavoglia ma ce lo portavano. Non che servisse visto che per i brasiliani l'inglese era uguale al ceco, ma per me che ero l'interprete professionista era meglio. Ci sono tornata da sola in questo pub e il cameriere mi ha portato il menu in ceco. Gli ho detto se per favore mi portava quello in inglese e mi ha detto che non ce l'avevano. Ma come no?; No, mi fa lui, con le mani come a dire, cazzi tuoi. Guardo il menù per cinque buoni minuti soffermandomi sui disegni a bordo pagina e poi mi alzo incazzata e vado al bancone. Voglio un menu in inglese, ce l'avete, dico. Il cameriere mi fa gridando: Sit down, sit down. Ma dove s'è visto mai un cameriere che dice al cliente Siediti! In Cechia si vedono, solo qui. Viene un altro cameriere che fingeva di parlare inglese e mi spiega quattro piatti. Ne ordino uno a caso e me ne porta un altro. Ci credo che poi uno è arrabbiato e va in giro con la funcia.
Per sfogare la rabbia stamattina sono andata a correre. Avevo detto qui a casa che sarei andata alle otto ma quando alle otto le altre si sono svegliate e io ancora runfuliavo, mi hanno chiamata Talk Talk. E invece ci sono andata alle nove e mezza a correre. Mi sono fatta prestare le scarpe da tennis da Barbara, che ha una misura in meno di me. Ci sono andata alle nove e mezza e alle dieci meno venti ero già di ritorno. "Ma che, non ci sei andata più, Talk Talk?" mi ha detto Martina. "Secondo te perchè c'ho il fiatone?" ho detto indispettita. "Le scale?"; "No, ho fatto dieci minuti. Era il primo giorno. Piano piano." Ha iniziato a ridere e non l'ha finita più. Voglio vedere lei a correre con le scarpe strette, in mezzo alla strada con le macchine che passavano. Prima di trovare un parco ho rischiato di essere investita da un'ambulanza sul marciapiede. E quando l'ho trovato non l'ho capito subito che era un parco. Attorno c'era una specie di baraccopoli con un camper che vendeva biglietti per entrare. Volevo capire cosa c'era da vedere ma lo sportello era chiuso e dentro la baraccopoli c'erano solo capanne di alluminio e sedie scassate. Domani andrò a correre per quindici minuti e lo scoprirò.
Quando cammino per questa città mi sembra di stare dentro il catalogo Postalmarket, come direbbe Costanza. Già quand'ero piccola, negli anni 80, i vestiti del Postalmarket mi sembravano anni 70, perchè anche se non capivo niente di moda associavo gli anni 70 a Rod Stewart e a come si vestivano nell'Ispettore Derrick, che purtroppo è morto ieri o l'altro ieri. Praga è un catalogo umano recuperato dalla cantina di qualche casa. Mi sembra che il tempo si sia fermato e io ho perso il passaggio per il futuro insieme a Micheal J. Fox. Però mi piace. Capissi la lingua manderei tutti affanculo e mi farei rispettare. E d'altronde non è manco colpa loro se la lingua non la capisco e loro non parlano inglese. Non è colpa di nessuno. Domani pulirò i cessi del teatro. (fabbricone), fa parte del mio internship.

domenica 14 dicembre 2008

Anche i bagni qui fanno paura

In aereoporto, mentre aspettavamo i brasiliani che non arrivavano mai perchè braccati al controllo, agli arrivi c'eravamo solo io, la ragazza polacca che lavora con me e una famiglia inglese con madre, padre e due bambini piccoli, maschio e femmina. La femmina aveva le smanie e piangeva perchè voleva le patatine del fratello. Si arrampicava dovunque trovava appigli e gridava. A un certo punto le porte si sono aperte ed è uscito un signore anziano. "Il nonno" ha detto la mamma. La bambina si è zittita, l'ha guardato e il nonno senza salutare nessuno le ha preso la mano e se ne sono andati. Come se non stesse scendendo dall'aereo ma fosse andato a prendere qualcosa in macchina. Lui altissimo e lei minuscola che per dare la mano al nonno doveva stare un pò in punta di piedi.
A me queste cose commuovono. Chissà che problemi ho, pensavo. Ho guardato la polacca e aveva gli occhi lucidi anche lei. Chissà che problemi abbiamo, ci siamo dette.
Penso al vecchio col bastone che abita al settimo piano, a Torino, nel palazzo senza ascensore. Lo incontro nel pianerottolo quando vado a portare fuori Rama e quando ritorno lui è appena arrivato in cortile. Penso a quando alle scuole elementari è venuto il sindaco Orlando e ci hanno fatto mettere in fila ordinata. Facevamo bordello e la maestra è impazzita e si è messa a prenderci a schiaffi alla rinfusa. Ovviamente a me mi ha presa in pieno e mi ha fatto male. I genitori di tutti noi bambini volevano farla licenziare e il giorno dopo, a una riunione, lei con la testa bassa ci ha chiesto scusa e io che ero la più arrabbiata di tutti quando l'ho vista con la faccia bassa, i capelli bianchi oleosi, le rughe nelle mani, mi sono alzata e le ho dato un bacio. I miei compagni mi hanno preso per il culo fino alla fine dell'anno.
I vecchi mi fanno piangere. Vecchi e bambini insieme mi fanno piangere di più. Se poi ci sono anche cani in mezzo piango a singhiozzo.
I brasiliani sono partiti e io sono molto triste. Il percussionista è andato via il giorno prima; per accompagnarlo all'areoporto mi sono svegliata alle 4. Aveva il cambio a Parigi e aveva paura che lì non ci avrebbe capito niente. Era terrorizzato. "E' troppo grande quell'areoporto" mi diceva. "Se sbagli strada per tornare indietro devi prendere il taxi e lì le macchine non possono entrare." Ci siamo mangiati un panino con l'uovo e gli ho regalato i miei guanti bianchi a righe nere che in Brasile non userà mai. Il ballerino invece è andato via ieri mattina; prima l'ho accampagnato a comprare dei distillati di Praga da portare agli amici e due babbi natale di cioccolata per i nipotini. Al supermercato girava col mio capello di lana celeste con le foglie disegnate. Era strano vedere uno che riesce a muovere tutti i muscoli contemporaneamente e che viaggia da un capo all'altro del mondo comprare il babbo natale. Qualsiasi età abbia, di bianco ha solo qualche pelo sulla barba. All'areoporto ho pianto. Sua moglie è fortunata ad avere uno così, che tratta la gente allo stesso modo, e non come il regista che dopo lo spettacolo ha ringraziato solo i famosi e agli altri che si erano fatti un culo tanto manco una stretta di mano. La moglie del ballerino è fortunata e a me mancherà. Questa mia incursione nel mondo teatrale è valsa la pena solo solo per lui. A parte il regista che mangiucchia tutto il tempo e schifa chiunque non entri nel suo spettacolo, gli attori sono simpatici. Ti parli per cinque secondi e poi tutte le volte che ti incontri sono baci e abbracci. Questi lavorano otto, nove ore al giorno, quando va bene, e guadagnano al mese meno dell'affitto di casa mia a Torino. Quelli che lavorano in ufficio invece fumano 3 pacchetti di sigarette, mangiano davanti il computer e quando si ubriacano hanno gli occhi tristi. Io ho soltanto guardato in questo mio stage: guardavo i ballerini che sudavano al workshop, ("Beata te che stai spaparanzata" mi dicevano. "Voi però siete delle scamorze affumicate e io una ricotta" rispondevo, anche se non so i nomi dei formaggi in inglese), guardavo le tipe che si pigliavano per i capelli in ufficio, guardavo gli ospiti che si tenevano gli occhi aperti con le mani durante le conferenze. Certe volte è bello non essere pagati per non essere coinvolti nello stress.
Alla festa di saluto tutti si abbracciavano e ridevano. A me a un certo punto mi facevano male le mascelle dal sorridere ed ero stanca di stare simpatica per forza. Volevo stare in un angolo e accarezzare il mio cane che è a casa. A momenti quando sono circondata da tutta questa gente ho impulsi di esaltazione e subito dopo mi sento tristissima. Vorrei degli abbracci duraturi; qualcuno da aspettare all'aereoporto senza bisogno del cartellino col nome.
Fra poco è Natale e la città è piena di alberi addobbati e mercatini dove vendono il vin brulè. Hanno momtato delle chiese di plastica trasparente dove cantano le canzoni in latino. Con chi parlo parlo tutti passano le feste in famiglia. Anche il regista non prescinde. Io e quelli della comune siciliana faremo un pranzo con tombola annessa. Se i miei genitori sapessero usare Skype ci guarderemmo almeno. Non sanno manco scrivere i messaggi sul cellulare. Sono vecchi e quando penso a loro mi viene da piangere. Chissà davvero che problemi ho.

mercoledì 10 dicembre 2008

In metro le signore tigrate si puliscono i denti con l'unghia del mignolo lunga e tigrata anch'essa. Io almeno avevo solo le mutande.

"Sta per arrivare l'inverno" dice l'attore ceco in maniche corte. "E questo cos'è?" diciamo all'unisono io e il percussionista brasiliano con capello di lana e guanti - miei - a righe bianche e nere. Lui lo dice in portoghese e io in italiano che spaccio per portoghese senza manco preoccuparmi di mettere la u finale. Per strada c'è la brina; se esci le mani dalla tasca non le senti più. "In Brasile c'erano 40 gradi" dice il ballerino brasiliano famoso che da quando è arrivato non ha avuto il tempo di dormire e nell'hotel non ha il telefono, la colazione e il collegamento internet. "Mia moglie mi dice che sono un poverino."
Li vado a prendere la mattina presto e li riporto la sera tardi. Insieme facciamo pranzo e cena perchè appena distolgo lo sguardo i cechi vogliono fotterli aggiungendo portate in più che non sono comprese nel menù. I brasiliani non parlano inglese, figuriamoci ceco. Io parlo tutto male ma parlo. E poi siccome sono un'interprete professionista, lo scopo delle mie giornate è andare a mangiare. I miei discorsi con i brasiliani sono: Comemos? Què comemos? La mia capa coreana mi dice di tenermi buoni i contatti perchè il ballerino è una persona importante. Mi dice di chiedergli un sacco di cose sul suo lavoro, e io infatti gli chiedo come si è innamorato di sua moglie - che è italiana e pure un pò famosa - quanti cani ha, se i suoi due pavoni vanno d'accordo con i cani, ecc.
Prendiamo per il culo il regista che durante una conferenza, nel suo consueto discorso finale, dice che era una serata di sincronicità, che tutti i presenti erano lì per un motivo, la vita non è casuale; invece di farci la guerra, diceva il regista, dovremmo danzare e volerci bene. Ma se manco mi saluta.
In queste conferenze ci sono almeno due traduttori, uno dal portoghese all'inglese e uno dall'inglese al ceco. Poi il ballerino coreano ha fatto una domanda in coreano ed è arrivato un terzo traduttore. In differita. Sembrava un cabaret. Questo è teatro, ha detto la drammaturga vecchia sprizzante energia. Mi chiedo dove stava la sincronicità.
Gli animali sconosciuti continuano a mordermi. Solo a casa mia e solo a me. Forse sono nel materasso. Prudo e mi gratto durante le conferenze seguendo il ritmo dei bonghi che non è per niente bongoloide. "Tiene el ritmo en el sangre" mi dice il percussionista mentre mi gratto. "Tengo le pulci en el sangre" gli dico, ma non mi capisce.

lunedì 1 dicembre 2008

Un passo sì e uno no

Più passa il tempo più capisco la praghità, anche se non tutto. I semafori pedonali durano due passi svelti e la luce del pianerottolo due gradini perchè la gente va velocissima - e comunque la percentuale di sciancati ingessati o su stampelle supera quella dei "sani". Per rimanere allineata con le cape per strada mentre facciamo le commissioni mi viene il fiatone - non si dica mai che io sono lenta.
Non ho capito ancora bene cosa sto facendo in questa compagnia teatrale dove lavoro. Dovunque mi trovi mi sembra di fare le stesse cose. La rivista era in una fabbrica abbandonata e incollavo. Questa è più o meno una fabbrica abbandonata e incollo. Ho incollato loghi degli sponsor sui poster perchè quelli della copisteria se li sono dimenticati. Ho tagliato fogli col taglino sopra un termosifone a forma di tavolo che mi ha fatto cambiare il colore delle mani. Porto caffè, compro il latte, accolgo bongettisti brasiliani, porto flyer scritti in ceco nelle scuole americane. Il teatro dov'è? Anche questo spero di scoprirlo col passare del tempo. All'ora di pranzo non mangia nessuno, mangiano quando io farei merenda o spuntino. Anche il chiwawa con le borchie d'oro che è venuto in ufficio aveva fame. A lui hanno dato polpette gourmet, a me niente. Solo la coreana manager mi offre da mangiare, altrimenti vado nelle bancarelle di natale montate fuori dalla metro, vicino ai giochi per i bambini: un trenino con un unico passeggero e una giostra con i cavalli veri. Quando mangio sola a un tavolino e non ho niente da leggere, inghiotto in due o tre bocconi e non sono mai sazia. Mai sazia.
Dicono che le pulci in realtà sono zanzare. Nella mia ignoranza proverbiale pensavo che le zanzare fossero animali estivi. Non sono ancora del tutto persuasa.

sabato 29 novembre 2008

ma che ne so io del comunismo

Se i cechi non ti salutano dicono che è colpa del comunismo che li ha educati a non fidarsi di nessuno. Se i commessi dei negozi ti tirano la merce e non vedono l'ora che te ne vai - come a Palermo solo che a Palermo lo fanno perchè c'abbutta lavorare - dicono che è colpa del comunismo che a scuola li costringeva a mettersi le maschere antigas per fare le simulazioni.
E in Russia la gente com'è?
In Slovacchia, gli slovacchi stessi dicono di essere di tutt'altra pasta, sorridenti. Raccontavano episodi in cui andavano in gita con cechi e stranieri e i cechi oltre a non rivolgergli la parola cercavano di seminarli aumentando il passo. I cechi se stanno mangiando e tu hai la bava che ti cola non ti chiedono: Vuoi assaggiare? neanche per fare la parte. In ufficio ci sono momenti in cui tutti mangiano, io sto tagliando fogli o appiccicando targhette, li guardo e loro mi chiedono: Sei digiuna? E io: Sì. E basta. Alcuni di questi però sono slovacchi.
Ho preso il solito autobus notturno alle quattro di notte. Stavo tornando dalla festa di compleanno del mio ex insegnante di inglese dei quartieri malfamati di Birmingham. Ci aveva invitato a un ristorante italiano dove i piatti erano a base d'aglio più qualche ingrediente tipo parmigiano, melenzane, pomodori secchi. Sul pesce surgelato c'era sopra il prosciutto. Era un posto di lusso con le tende bianche di seta e le maniglie d'oro e tutti eravamo preoccupati del conto, ma l'insegnante diceva Tranquilli costerà normale. Quando è arrivato lo scontrino l'abbiamo visto sbiancare davanti ai nostri occhi. Il prezzo era così alto ma così alto che non sarebbe bastato pulire i piatti. L'insegnante ha speso lo stipendio di due lavori. Almeno gli avevo fatto il regalo. Alle cinque ero ancora dentro l'autobus da sola in mezzo all'autostrada. Ho detto all'autista che mi ero persa e lui mi ha cacciato dicendo in ceco che era il capolinea e tutti dovevamo scendere - tutti ero io. L'autobus aveva cambiato tragitto e nessuno mi aveva avvisato e se anche fosse stato scritto sui cartelli avrei avuto bisogno di Katerina a tradurmi. "La prego mi sono persa" dicevo all'autista e gli dicevo il nome della mia fermata, Ladvi. Lui continuava a cacciarmi facendo il gesto col piede. Mi dava calci finti mentre io aggrappata allo schienale del sedile gli dicevo Ladvi, Ladvi. Poi gli ho detto Fuck you e ho sentito una rabbia dentro che l'avrei davvero preso a calci e a pugni fino a fargli uscire sangue. Se mi violentano è colpa sua, gli gridavo e lui mi dava calci. C'era l'autostrada, un parco senza panchine, una pompa di benzina chiusa e i tacchetti delle mie scarpe da tip tap che rimbombavano metalliche a sottolineare che ero sola. Questi sono i momenti in cui vorresti un fidanzato che invece di preoccuparsi ti dice Minchia che rumore ste scarpe... Camminando al buio ho trovato una fermata e sono tornata al centro e poi a casa. Sull'autobus solo reduci della notte di minimo sessant'anni. Soprattutto donne in pelliccia ecologica col rimmel sbavato. La mia pelliccia verde purtroppo l'ho lasciata a Palermo. C'è da dire però che in fondo in fondo non avevo paura, perchè in questa città di gente con la raggia mi sembra che non possa succedermi niente. Che più che farmi male mi ignorano o al massimo mi danno calci finti. Qui a Praga mi sento dentro una palla di vetro dove la neve invece di cadere te la tirano in testa ma sembre neve è.

mercoledì 26 novembre 2008

Dignity

Da quando sono entrata nel mondo del lavoro - meno di 24 ore fa - passo molto tempo nella metropolitana a leggere papiers. Per leggere Costanza ho saltato cinque fermate. Costanza parla di una certa Mari che quando le succedono tristezze amorose le dice: Ma incazzati! Dove l'hai la dignità? Questa Mari però, che a leggerla nel papier sembra una cazzuta, del tipo i maschi sono tutti bastardi ecc. ecc. usa la parola dignità tanto per sentito dire (non ha sempre la possibilità di controllare il De Mauro), come quando dici Non può piovere per sempre, si chiude una porta si apre un portone, finchè la barca va lasciala andare. Questa Mari, ricorderei a costanza a proposito di dignità, l'ultima volta che è stata lasciata invece di incazzarsi si è cambiata i vestiti e ha chiesto ad esso come stava. Perchè prima di andare a casa dell'esso per farsi lasciare mari era andata da promod non si sa perchè, forse presagiva, e ha fatto acquisti. E'arrivata a casa dell'esso col sacchettino in mano si è seduta in cucina a preparare un caffè e dopo che l'esso usando mille parafrasi alla lontanissima l'aveva lasciata, paragonando la sua situazione al cane col pezzo di carne che si specchia nel fiume - storiella zen di saggezza dubbia - mari è andata in camera di esso lasciando il caffè bruciare sul fuoco e si è messa i vestiti nuovi. Esso l'ha raggiunta e le ha detto: Mi piace questa canottiera con la fantasia anni 70. Ed è finita lì. Perchè Mari invece di andarsene sbattendo la porta, è uscita piano piano a piedi scalzi per non graffiare il pavimento di esso con i tacchi delle scarpe nuove. Poi per tre giorni è rimasta fuori casa a piangere Torino Torino con la gente che la guardava e si è fatta ospitare da amici tipo costanza che per la pena non le hanno fatto pesare neanche le mutande leopardate che si era comprata sperando in un altro tipo di risvolto. Tra me e te, cara costi, mi sa che la dignità ce l'hai più tu. Ma poi, obbiettivamente, io manco lo so l'esatto significato della parola dignità.
Pranzando col mio nuovo amico americano cinquantenne, mi ha raccontato che lui e sua moglie hanno divorziato dopo più di trent'anni di matrimonio, perchè lei era religiosa e non riusciva a sopportare che lui non lo fosse. Gli ho chiesto: Ma tu l'amavi ancora? E lui: Certo. E io: Ma adesso lei sta con un altro? E lui: No no. E' rimasto un pò in silenzio e poi ha detto: Non capisco che senso ha divorziare a questo punto della vita. Mi veniva da piangere. Da solo, a farsi il giro del mondo con i soldi della pensione, senza moglie dopo più di trent'anni. Chissà se si è cambiato i vestiti anche lui, ho pensato. "La vita è così" mi dice e io sono contenta di avere un amico cinquantenne che ha trovato un suo concetto di dignità anche senza il De Mauro.

lunedì 24 novembre 2008

non basta un blog

Vorrei essere una di quelle ballerine professioniste che se schiocchi le dita alzano la gamba fino a baciarsi il ginocchio - io cado solo a pensarci. Una di quelle che hanno iniziato danza a cinque anni e hanno continuato lisce così, senza chiedersi mai cosa farò nella vita perchè già qualcosa lo facevano - anch'io in realtà a cinque anni facevo danza ma la mia insegnante ha detto che non ero cosa, ed effettivamente con quelle belle caviglie dono di mio padre che mi ritrovo potrei andare solo a zappare, se i contadini mi volessero. Vorrei essere una ballerina professionista per scrivere un post intero su quanto la danza sia la mia vita . Se invece lo scrivo dopo la seconda lezione di tip tap, ancora scoordinata con punta-tacco punta-tacco, non farebbe lo stesso effetto. Però lasciatemi dire che il tip tap è tutto, nonostante l'insegnante parli in ceco e io segua i movimenti dei bambini davanti. Le mie scarpe col tacchetto per quando voglio fare la signorina, che Costanza denigra perchè denigra sempre, andavano bene. Ero già tip tap nell'anima. Mi ritrovo in seconda fila, io che di solito sto dietro le colonne lontana pure dallo specchio per non vedermi fare minchiate, a ridere di divertimento come mia nonna alle battute del prete. Oggi c'era pure una pianista che accompagnava dal vivo i nostri tippettii - i miei per fortuna si sentono poco perchè non ho il metallo sotto la suola. Lo vorrei però, eccome se lo vorrei il metallo.
Qui a casa mentre io faccio tip tap i siciliani della comune si sbalordiscono con la neve. La neve, la neve gridavano per tutta la pensione quattro stelle, con gridolini e quasi lacrime. Io li sfottevo dimenticando che quando mi sono trasferita a Torino la prima volta che ha nevicato ero così spaventata che non sono uscita di casa. Mentre io faccio tip-tap i siciliani della comune lavorano. Escono di casa alle otto e rientrano alle sei. Mi dicono: Ma tu che ci metterai nel curriculum come competenze acquisiste? Tacco-punta tacco-punta? - A me non mi pare poco.
Alla rivista l'altro giorno non si ricordavano che dovevo andarci e la tipa mi fa: Boh, oggi potresti disegnare, se vuoi. Ci sono delle copertine bianche sbagli di stampa, puoi divertirti un pò. Se aveva le mollette di legno per fare la capanna di Gesù come all'asilo sarei stata più contenta, ma non le aveva. La stagista spagnola è superiore perchè lei il cheffare ce l'ha, lei traduce e va lì tutti i giorni tutto il giorno e dà pure lezioni di spagnolo alla capa. Quando andavo a chiedere dov'erano i colori a cera mi guardava per dire: non vedi che siamo occupate? Ma incredibilità delle incredibilità al teatro mi hanno concesso la grazia di un secondo colloquio. Uno degli attori, un coreano, l'ho visto in un locale che si chiama Popocafè. Io ballavo mambo nr 5 e lui fumava seduto in punta sullo sgabello del bancone. Con me c'era anche una specie di John lennon che faceva l'onda con le braccia anche per la bamba. Giulia che lavora in una rivista di eventi praghesi è invitata alle serate e io mi unisco di sgarrubbo dopo aver visto lo spettacolo di teatro barocco della mia nuova amica ceca katerina, che anche se era in ceco mi è piaciuto un sacco, con le parrucche alla rondò veneziano e i canti lirici. Avevo bevuto 5 bicchieri di vino che in ceco si dice vino e devi solo imparare a dire rosso e bianco. Lì c'era pure uno scrittore. Gli attori facevano baldoria in un angolo e lo scrittore solo. Io sola perchè a parte katerina agli altri c'abbutta a parlarmi in inglese. C'è da dire però che gli uomini cechi sono uno più bello dell'altro, tipo il fratello di katerina e le donne ceche sono una più bella dell'altra, tipo katerina, tanto che mi chiedo se apparteniamo alla stessa razza umana. Chissà cosa pensano loro di me, se mai mi guardano. Soprattutto ora che in faccia mi sono comparsi strani morsi di insetto. Meglio non sapere che insetto è, dice Sofocle, che è stato punto anche lui. Sofocle come lavoro deve fare ricerche sui diritti dei Rom, da casa. Ci teniamo compagnia. Io però mi sento prudere. La signora delle pulizie che sbuffa invece di respirare ha cambiato le lenzuola di tutti tranne le mie e quelle di Barbara. Io ho paura che ci sono le pulci.
Nella prossima puntata vi parlerò del bambinello gesù più dandy del mondo e vi svelerò se ho le pulci oppure no.

martedì 18 novembre 2008

Quelli che dovrebbero trovarmi lavoro qui a Praga ci hanno invitati a giocare al biliardo. Era un'occasione di festa per loro. C'era il palestrato ubriaco, il capo ubriaco, l'artista ubriachissimo che quando parlavamo con altri ragazzi e questi mi chiedevano: A te che lavoro ti hanno trovato? si girava di spalle o andava a prendere un'altra birra. Ne hanno bevute dieci a testa, i tipi che devono trovarmi lavoro. Alla rivista non sanno più che farmi fare: mi hanno proposto di disegnare come i bambini per farli stare buoni. A volte mi deprimo. A volte invece mi vengono a trovare gli amici, tipo Davide, che si è soprannominato Dave quando parlava con gli inglesi, e sua sorella Veronica. Uno dei warriors che vive in un'appartamento tutto per lui non mi ha voluto prestare la stanza - lo chiamano maragià infatti - e Dave e Veronica hanno dovuto dormire dietro il divano, accanto al termosifone sempre spento. Però erano contenti. Si svegliavano alle sette, quando io stavo ancora rincorrendo qualche maschio nei sogni, perchè manco nei sogni ho pace, e camminavano fino a sera. Li raggiungevo di pomeriggio dopo che qualche brava compagna di casa mi cucinava e gli facevo sbagliare strada. Erano loro che mi portavano in giro, io sarei andata a muzzo, avrei circumnavigato la piazza principale credendo che Praga era tutta uguale. Veronica voleva comprare libri di fotografia e Dave voleva per forza vedere il monumento più grande del mondo alle otto di sera, a meno 3 gradi, dove: abbiamo preso la metro, siamo tornati indietro e abbiamo preso l'autobus per andare nello stesso punto. Dopo un pò siamo scesi dall'autobus perchè Dave credeva che fossimo nella direzione contraria e invece eravamo in quella giusta. Dopo ore arriviamo nel presunto parco dove doveva esserci sto monumento e non si vedeva un tubo. Sembrava lo zoo di berlino. Ci prendiamo una birra e la cameriera quasi ce la tira. A Dave Praga piace, verrebbe a scrivere qui. Mi dice ma che ti frega se non trovi lavoro, stai qui e ti guardi la città. Vuoi o non vuoi è quello che faccio. Sono una turista, Chatto con il vecchio, mangio burritos e gulash e ho una panza notevole da birra. C'è un posto dove fanno a gara a chi beve di più. C'è proprio un marchingegno che segna i litri. Sofocle è arrivato a un litro e mezzo. Lui non deve cercarmi lavoro. Mentre mangiavamo il burrito in un locale vuoto con solo il cameriere che non avendo un cazzo da fare si alzava ogni due secondi per toglierci la bottiglia di birra che era a metà e riportarcela indietro, parlavamo di scelte. Io e Veronica aspettavamo il famoso bivio per poter dire nella nostra biografia che dopo quell'evento fondamentale "la nostra vita cambiò". Se qualche macchina non mi investe ai semafori perchè il verde dura due passi, ho altri due mesi. "Mari Accardi andò a Praga e dopo un mese in cui il suo curriculum veniva rifiutato..." mangiò un burrito e non ci pensò più, perchè in fondo Mari Accardi si accontenta di poco.

martedì 11 novembre 2008

Nei Paesi Bassi cercano gente che raccolga i cavoli bianchi. 1.700 euro al mese. L' anno scorso ho fatto domanda e mi hanno risposto che forse avevo sbagliato indirizzo. Nel curriculum avevo scritto che avevo esperienza con le arance, i limoni e i fichi - gli alberelli che i miei genitori avevano piantato a Carini e che o si sono seccati o hanno dato frutti sconosciuti all'uomo. Adesso nel curriculum posso scrivere che ho lavorato in una rivista d'arte contemporanea anche se ho appiccicato lo scotch su dei fogli. Ma chissenefrega tanto avevo un colloquio in un teatro. Il mio tutor del settor cultura ( il mio settore, sì sì) ha detto a me e alla mia compagna di stanza architetto che il regista ci aveva invitato allo spettacolo e poi avremmo fatto il colloquio. Arriviamo lì convinti di avere i biglietti riservati e invece abbiamo dovuto pagare, senza sconto. Pagare per avere un colloquio! Bello, ha detto il tutor carino, slovacco, col cappello. Almeno beviamo! E mi ha riempito un bicchiere di vino tipo tavernello che offrivano là. Lo spettacolo era una specie di assaggio dello spettacolo più grosso: è durato un minuto. Poi ci hanno detto di aspettare che il regista non era pronto. E abbiamo continuato a bere. Eravamo tutti ubriachi. Bicchiere su bicchiere. Io ridevo e facevo battute simpatiche con lo slovacco che chiamava questi del teatro che ci hanno fatto pagare Sporchi capitalisti. A un certo punto mi dicono: Il regista è pronto, una per volta. Vado io col bicchiere di vino in mano e mi seggo, Lui era sdivacato sulla sedia e senza manco dirmi ciao mi fa: ho letto nel tuo curriculum che scrivi e ti interessa il giornalismo, che cazzo vuoi da me? E io Nooooo, io scrivo (scrivo?) in Italia, qui lo so che non posso usare l'italiano, e vorrei fare un'esperienza a teatro, anche i lavori più umili (anche spostare sedie gli ho detto). Quanti anni hai? mi fa. 31 ( ma che domanda è?). Non so, se per per caso ti faccio la grazia di prenderti poi dovrai fare un altro colloquio, ma mica lo so se puoi esserci d'aiuto tu che scrivi e ti interessa il giornalismo. Io voglio raccogliere i cavoli bianchi, gli ho detto. Non m'interessa il giornalismo. Vedremo, vedremo, ti faremo sapere. Con la coda tra le gambe e l'ubriacatura sono andata dal tutor e gli ho detto che forse avrei dovuto imparare a fare grafica come la mia compagna di stanza architetta che ha già due lavori e forse anche questo che non le interessava. E lui: ma no, ma no, mi dispiace. Gli aiutanti del regista passavano e mi guardavano come se mi stessero carezzando la testa.
Io voglio raccogliere i cavoli bianchi!

domenica 9 novembre 2008

Quando ero piccola e mio padre per farmi socializzare con gli altri bambini voleva iscrivermi ai boyscout, avrei preferito morire piuttosto. Se mi invitavano alle feste mi facevo venire la febbre. Per il viaggio di istruzione in terza media mi sono fatta venire un attacco di allergia. Con la gente non ci volevo stare, mi faceva paura. Oggi sono a Praga e per la smania di conoscere gente mi autoinvito alle riunioni del gruppo I love Prague al quale mi sono iscritta perchè alcuni membri maschi avevano messo delle foto accattivanti. L'appuntamento era in un pub che non avevo mai sentito. Vado e lì penso: Ma chi li conosce a questi? Resto mezz'ora fuori dal locale a decidere se tornare a casa o chiedere a tutti quelli seduti a bere se erano del gruppo I love Prague. Qualcuno mi ha mandato affanculo. Poi è arrivata una foto accattivante in persona e ufficialmente ho fatto parte del gruppo. Quasi tutti si conoscevano tranne un tedesco che era lì senza capirci nulla perchè trascinato dall'amica esperta. Mi sono attaccata al tedesco subito, come faccio sempre quando mi sento in imbarazzo. Era biondino con gli occhiali e pieno di senso dell'umorismo come piacciono a me. Solo basso. Fino a un certo punto pensavo ci fosse feeling, ma forse perchè la tipologia biondino con gli occhiali mi è familiare. Assomigliava anche un pò a Costanza. Poi gli ho detto che mi piaceva un sacco il festival gay e si è ritratto. Poi gli ho detto di cosa parla il mio romanzo e si è ritratto ancora di più. Lo stavo perdendo. Parlavamo ininterrottamente da 5 ore, prendevamo per il culo i quadri del pub, i camerieri con le cicatrici in faccia, ci siamo distaccati dal gruppo per passeggiare da soli nel quartiere ebraico e guardare le tombe dallo spioncino, e poi alla fine della serata ho incominciato a vedergli tutti i difetti, i capelli a punta, gli occhiali sporchi (per il fatto che non arrivasse al bancone si prendeva per il culo da solo) l'alito d'aglio che comunque avevo anch'io e hanno tutti. Dopo sei ore in cui avevamo parlato ininterrottamente è arrivato il mio autobus e non ci siamo scambiati neanche l'email. Neanche il cognome casomai ci volessimo cercare su facebook. Niente. Ciao, buona fortuna per il tuo romanzo "curioso", buona fortuna per la tua carriera superavviata come assistente all'università. Ci siamo visti. Mi sembra che sto facendo solo incontri al buio che finiscono male. E intanto mentre parlavo col tedesco guardavo un vecchio con i capelli lunghi, la barba, l'aria da viaggiatore consumato e gli sorridevo chiedendomi se con i vecchi valevano le stesse tecniche di conquista (che tanto non so usare). Lui mi sorrideva pure ma non sono riuscita a chiedergli neanche where are you from? Pensavo a lui sull'autobus notturno con i sessantenni che quasi scopavano, quelli che dormivano sui sedili e spesso cadevano, i triangoli amorosi tra prostitute e magnacci, quelli che mangiavano panini all'aglio. Avevo paura di aver sbagliato la direzione perchè la voce registrata che ti dice le fermate si era inceppata. Ho pregato Gesù Cristo e sono arrivata nella mia periferia desolata. Se il vecchio fosse stato con me non avrei avuto bisogno di pregare.
In questo mese qui non ho mai smesso di bere birra. Se non bevi almeno 2 litri di birra sei out. Il mio ex insegnante d'inglese mi ha invitato al suo compleanno dove assaporerò la vera tradizione inglese. E cioè? gli ho chiesto. Passare da un bar all'altro e ubriacarsi fino a non capirne niente. Meglio fare i turisti, pensavo, come ha fatto il tedesco che si è andato a vedere il Don Giovanni con le marionette e il protagonista ha perso la gamba dopo il primo minuto. Aveva capito subito che era un pacco, da quando aveva realizzato che il Don Giovanni non poteva essere tipico di Praga. L'aglio è tipico di Praga. L'aglio.

mercoledì 5 novembre 2008

Padre nostro che sei nei cieli

La nebbia di Praga mi ha tolto tutte le puntine dalla faccia. L'hostess lo diceva che Praga era magica. Di tutte le città belle si dice che sono magiche. Io però sono sicura che a togliermi le puntine dalla faccia sia stata la magicità di Praga. D'altronde è pieno di Gesù Cristi. Al supermercato Tesco per 9 corone ho comprato due quaderni di Gesù. La copertina sembra il mosaico di una vetrata e le pagine hanno come sfondo Gesù che insegna le parabole a un bambino. La mia compagna di dormitorio dice che è peccato scriverci sopra; forse un quaderno lo regalo a mia madre per quando fa catechismo, l'altro invece lo uso per scriverci le preghiere che così peccati non ne commetto. Ho proprio bisogno di pregare: ancora non mi hanno trovato lavoro. Gli altri warriors che sono rimasti a piedi chiamano il Leonardo: Progetto Vacanza. Warriors perchè girano sempre insieme, in orizzontale sul marciapiede, con le giacche di pelle e il pellicciotto sui cappucci. Ieri in realtà dovevo andare a lavorare in questa rivista di arte contemporanea ma quando sono arrivata lì la tipa non sapeva che farmi fare. Mi ha detto: perchè non cerchi di vendere la nostra rivista in Italia? Cerchi su internet dei musei, dei fashion shops, qualsiasi, e proponi la nostra rivista. Due volta a settimana a ora di pranzo. Le ho detto che come lavoro mi faceva schifo e lei non ha fatto una piega. Mi ha detto: torna martedì prossimo e vediamo. Quello che vedo è nebbia e birra. Per fortuna c'è il mio ora non più insegnante di inglese dei quartieri malfamati di Birmingham che mi invita a fare delle escursioni in macchina per visitare i mille castelli della Repubblica Ceca. In un campo sparuto c'era Gesù crocifisso. Pensavo fosse uno spaventapasseri ma uccelli finora non ne ho visti. Dovunque mi giri vedo Gesù. Dicono che c'è una chiesa dove Gesù Bambino ha il ricambio dei vestiti, il corredino. Ieri ho provato a cercarlo ma mi sono ritrovata in una specie di fiume a parlare con le oche e con i cigni. Gli dicevo: Trovatemi un lavoro almeno voi, e loro si giravano di spalle.

venerdì 31 ottobre 2008

la birra costa meno dell'acqua

Qui a Praga mi passano davanti ogni tipo di malformazioni; poi battone, magnacci, ubriaconi, coppie che si slinguazzano sulla metro e giaccacravattati che quasi ti pisciano in faccia. Quando ho visto la ragazza con la cuffia da doccia e la maglietta macchiata di sangue mi sembrava normale. Anche il ragazzo con gli occhi di vetro mi sembrava normale. Uno con la faccia al contrario mi fa: Secondo te sono vivo o morto?
Boh.
Poi ho pensato che oggi era Halloween.

Per la nostra ultima lezione di inglese l'insegnante dei quartieri malfamati di Birmingham ci ha fatto interpretare un suo disegno; l'aveva fatto quand'era ubriaco e pensava fosse un robot, invece era l'ombra di un lampione. Ci ha fatto vedere altri disegni fatti sempre quand'era ubriaco, tutti incomprensibili. Alle tre del pomeriggio giustamente ci ha portato a bere in un parco in pizzo alla montagna, poi ci ha indicato tutti i bar di praga con relativi prezzi della birra.
Ubriaca anch'io sono andata a vedere uno spettacolo di Stefano Benni in ceco. La mia nuova amica teatrante ceca mi ha fatto entrare gratis e mi ha detto di non preoccuparmi che anche se lo spettacolo era in ceco l'avrei capito, bastava leggermi la storia. Mi sono letta un riassunto della storia e ho capito solo le ombre cinesi. Poi tutti a bere al bar del teatro, io in mezzo agli attori , al regista, ai rispettivi fidanzati, alla dentista degli attori, alla madre della dentista e non so chi altri. Pensavo ah come sono integrata, neanche un mese che sono qui e già sono insieme al fior fiore della creatività praghese. Brava Mari. In tre settimane già torno di notte da sola, vengo invitata dall'insegnante d'inglese a fare una gita insieme a dei suoi amici, tra cui un ceco già adocchiato da noi femmine, so i giorni della settimana. Brava Mari.
Bevevo birra, guardavo i poster, non ci capivo un cazzo di quello che dicevano. A un certo punto katerina mi ha chiesto se avevo visto bei stivali in giro. Con orgoglio le ho mostrato il mio nuovo acquisto di gomma verde, lei mi ha fatto alzare la gamba ed è partito un boato di risa. Ah ah ah, voi italiani anticipate sempre la modernità, ha detto la dentista degli attori (in ceco).
Guardavo il cane che dormiva incurante delle lingue e degli stivali e mi sono ricordata di quando a quindici anni ero stata invitata al compleanno di un ragazzino che mi piaceva. Si ballavano i lenti e siccome a me non mi aveva invitava nessuno ero andata in cucina a giocare col cane. La madre del ragazzino aveva chiesto al figlio di invitarmi a ballare e lui gentile ha ubbidito. Gli ho messo le braccia sui fianchi e lui me le ha spostate sul collo. Finita la canzone ero tornata dal cane.

mercoledì 29 ottobre 2008

miss mari accardi. Paní mari accardi


Volevo comprarmi delle scarpe col tacchetto, come dice mio padre, da signorina e invece quando ho visto gli stivali di gomma non ci ho capito più niente. Anche se il polpaccio è più grosso e quando cammino fanno il rumore delle mani intrecciate che battono i palmi. Il rumore che sentivo nella tenda accanto alla mia dove stava un tipo soprannominato ciollaman. Ho chiesto al commesso se l'indomani erano aperti. Dietro di lui un cartello un inglese in cui si diceva che i pezzi comprati non si cambiavano. Are you open tomorrow? gli ho chiesto.
Oupen?
Yes. Are you open tomorrow?
Oupen? Tu-mar-ro-uu?
Open tomorrow, yes.
O-u-pen tu-ma-rro-uu.
Niente.
L'insegnante di inglese ci ha fatto leggere un brano scritto da lui in cui il protagonista e altresì voce narrante era la sua scarpa da tennis, che si innamorava delle suole e dei tacchi delle altre scarpe. Abbiamo letto un pezzo l'uno. C'era pure allegato un dizionario con le parole difficili, tipo confused. Il mio compagno detto Sofocle per la plombe saggia è riuscito a trovare degli errori di grammatica.
A casa sembra un internet pub, tutti a parlare con la webcam bevendo mezzolitri di birra e mangiando wrustel senza però fare rutti liberi ma forse perchè non siamo ancora in confidenza. Io dopo pranzo mi addormento sul mio letto sotto la finestra senza imposte. Mi sembra di sentire picci e nico. Nico nico nico.

domenica 26 ottobre 2008

paese che vai usanze che non t'aspetti

Al cinema invece dei popcorn entrano con la birra.
Il water da una parte e il lavandino in un'altra stanza.
A volte cucina e bagno sono incorporati.
Ho notato una cosa che avevo notato anche a Saragozza: una buona percentuale della popolazione è sciancata. O hanno le stampelle, o zoppicano, o sono ingessati. Sarà colpa dei pavimenti. Io per sì e per no sporco le mie scarpe nella pece.
La lingua assomiglia al giapponese. Per entrare in casa si mettono in pantofole, come in Giappone.
La pizza da Corleone, grande, sottile e buona - anche se le mie verdure erano surgelate - ha un prezzo da Borgovecchio. Pizza e birra da mezzo litro circa 6 euro.
I biondi platini si tingono di nero e la ricrescita li invecchia di 100 anni. Femmine, maschi.
I vecchi si tengono per mano.
I siciliani hanno scoperto il porro. Io l'ho scoperto quando mi sono trasferita a Torino.
Vado in cucina, metto la pentola sul fuoco, mentre aspetto che bolle faccio pipì. Tiro lo sciacquone, poi apro il frigo e prendo un porro.

venerdì 24 ottobre 2008


I semafori verdi per i pedoni durano meno della luce del pianerottolo, che dura il tempo di una rampa di scale fatta a quattro a quattro. Le macchine soprattutto nei confronti dei turisti sono spietate.
Fuori da un chiosco c'era scritto maps for free e mi sono precipitata dentro. Il commesso sgarbato mi ha detto di leggere bene il cartello. Maps for free only if you buy something. Sono entrata dentro la porta di un bar e una signora mi ha spinto via. Sul cartello c'era scritto di non entrare. Ho capito perchè odiano i turisti: sono stupidi e distratti. Io sono stupida e distratta.
A lezione di inglese in compenso stiamo diventando sempre più bravi. Il mio solito compagno ha trovato il corrispettivo di Pietro torna indietro: Jack come back. Il nostro insegnante senza alzare lo sguardo ci chiede se sappiamo cosa è un lute e tutti facciamo finta di suonare il flauto.
"It's a sort of guitar" dice lui.
E tutti: Yeah Yeah, we know.

giovedì 23 ottobre 2008

voglio i broccoli


All'uscita della metro montano baracchi o mini capannoni (capannini). Ieri c'era la Avon e oggi un concerto: cover dei Queen. Pensavo che palle sempre ste cover e invece erano proprio i Queen. Freddy aveva la giacca gilet gialla e i baffoni. Il pubblico era composto da vecchi col bastoni seduti su delle seggiole lì apposta, neonati in carrozzina, gente che aspettava il tram, muratori in tuta da lavoro e vecchie con i sacchi della spesa. Sotto il palco cinque persone si scatenavano: uno spilungo con camicia e gilet, un cinquantenne obeso coi riccioli, un metallaro e un nonno dei fiori che facevano la chitarra e l'altro non l'ho visto in faccia perchè baciava il palco. Purtroppo è passato il mio tram e sono andata in un ex fabbrica dove adesso organizzano eventi. Forse lavorerò lì. A fare cosa è un mistero. Ragazzi con tagli alla moda, musica elettronica corredata di video psichedelico, birra in lattina, burritos. Uno squat. Alle dieci mi sembravano le tre e dopo 3 birre sono andata via. Parlavo solo spagnolo. Nell'erasmus in spagna parlavo inglese e qui parlo spagnolo. Il ceco non lo contemplo come possibilità. Speravo di trovare ancora Freddy ma non c'era più. Solo coppie ( la più comune è donna attempata con nerd in felpa esoterica). In metro però un biondo mi ha ceduto il posto.

martedì 21 ottobre 2008

Preferisco sedermi sulla sedia

Sono sempre fuori tempo. Mi sono affannata a comprare un piumino nero che si abbinasse col cappello di pelliccia che avrei trovato in qualsiasi negozio praghese e mi sembra di indossare la tuta di cerata per dimagrire. La gente sta con le infradito.
Ho smesso di fumare e quasi si fuma dentro le banche. Allora ho comprato un pacchetto di sigarette che non si sa mai possa essere un elemento di conversazione, la small talk ( il mio insegnante di inglese oggi ci ha fatto leggere un brano al riguardo). Però io e Giulia in taverna ci siamo sedute accanto a due cechi alla terza birra e al quarto pacchetto e si sono rivolti a noi solo quando dovevano passare per andare in bagno. Stavamo mangiando frittelle di patate all'aglio. In una taverna trovata per caso mentre cercavamo un teatro. Siamo le più grandi tra i leonardi e la cartina la guardiamo al contrario. La taverna si chiamava The thirsty deer, vicino la fermata Andel, che significa angelo. Sul menu c'era un cervo che si scolava un boccale di birra sdivacato per terra. Alle pareti pelle di cervo, teschi e disegni di cervi che bevono in tutte le posizioni del birrasutra. In tv la partita di calcio alternata a un talk show in cui i presentatori erano poggiati su un tavolino a forma di mutanda.
Ma è davvero una mutanda? mi ha chiesto Giulia.
Sì.
Qui a Praga ci sono i cechi e gli anglosassoni, in due schieramenti separati. Alcuni cechi parlano un inglese perfetto, altri zero. Noi italiani impariamo inglese con le canzoni dei Pink Floyd che il nostro insegnante ci fotocopia. Poi ce le fa ascoltare e noi pensiamo che le dobbiamo cantare. Horned who don't sing dice il mio compagno più giovane. L'insegnante nè canta nè ride. Forse non ha capito la battuta. Cornuto chi non canta, traduce il mio compagno.

lunedì 20 ottobre 2008

qui ridono da soli


Abbiamo due insegnanti di inglese, una è una ventenne ceca che studia inglese e viene solo il giorno trusday e l'altro è un inglese ubriacone di un quartiere malfamato di Birmingham. Lei ci porta a spasso e ci indica monumenti sbagliati, lui ci fa sentire canzoni piene di parolacce perchè non si sa mai può servire con la consueta gentilezza ceca. In un giornalaio c'era un cartello con scritto: Non fate domande stupide non ho tempo da perdere. Non faccio altro che bere birre da mezzo litro per usare internet e mangiare crauti. Qui le donne palla sono belle, io quand'ero palla non lo ero tanto ma forse manco adesso che sono mezza palla. Alla mia compagna di leonardo e di stanza comunicante hanno rubato la borsa in baguetteria, siamo andate subito dal nostro tutor che ha detto ah e poi più niente. Dopo un'ora ci ha affibbiato un collega a cui tocca sempre accompagnare i leonardi a sbrigare pratiche. Alla stazione di polizia ci hanno fatto aspettare due ore solo per fare una fotocopia. Ho preso il caffè espresso ma era peggio del Nescafè decaffeinato. Qui le botteghe cercano sempre di fottere i turisti aumentando i prezzi. Provo a reclamare ma mi rispondono in ceco probabilmente mandandomi affanculo. Ho imparato che grazie si dice dekuji, ma non so quando usarlo.

domenica 19 ottobre 2008

Vivo a Praga 8


Ho comprato una macchina digitale per pubblicare le foto sul blog. La prima che ho fatto era sfocata, la seconda bruciata, alla terza è comparsa la scritta Memory is full. Ecco perchè costava così poco, ho pensato. Mancava la memory card. Se non me l'avessero detto sarei andata di tre foto in tre foto. Ora devo capire come metterle sul computer.
Scesa dall'aereoporto mi aspettavo di trovare un vecchietto sorridente con il cartello Leonardo, e invece non c'era nessuno. Quando vedevo omini coi cartelli abbassati, gli chiedevo Who are you? e loro rispondevano: I'm not for you. Giustamente. Dopo un'ora è arrivato uno spilungone secco e slavato con i capelli in aria e l'impermeabile scivolato che ogni due lettere ci metteva aaaaawhh. E' una specie di tic, credo. Camminava avanti e lo sentivamo fare aaaaawh e altri suoni strani. E' il nostro tutor. Per portarci nella nostra pensione a quattro stelle ci ha messo due ore. Riguardo alle stelle forse quelle ceche arrivano a 10, come i voti a scuola. Nel bagno ci entro se mi metto di lato, le stanze sono comunicanti, l'acqua calda dura un minuto e in salotto c'è uno chicchissimo divano marroni a fiori bianchi spennellati. La moquette grigia. Avevamo troppa fame per lamentarci. Erano le dieci. Non c'erano pentole nè lenzuola. Sentivamo il tutor litigare con il landlord e poi ha iniziato a scrivere una lista di cose da comprare con la mano sinistra. La scrittura era incomprensibile. Mi ero già innamorata. Alle undici siamo scesi per mangiare ed era tutto chiuso perchè i cechi mangiano presto. Il tutor ci ha fatto vedere la metro e anche come si oblitera il biglietto. Poi ha deto che era dispiaciuto che eravamo rimasti digiuni e se n'è andato. Il giorno dopo è stato investito da una macchina mentre andava in bici ed è spuntato con il braccio ingessato. Affamati abbiamo comprato dei cornetti nel panificio della metro. I nomi dei dolci erano anche in inglese ma la tizia rispondeva in ceco. Il cornetto me l'ha quasi tirato. Non sembrano affabili sti cechi... Sono strani.