domenica 14 dicembre 2008

Anche i bagni qui fanno paura

In aereoporto, mentre aspettavamo i brasiliani che non arrivavano mai perchè braccati al controllo, agli arrivi c'eravamo solo io, la ragazza polacca che lavora con me e una famiglia inglese con madre, padre e due bambini piccoli, maschio e femmina. La femmina aveva le smanie e piangeva perchè voleva le patatine del fratello. Si arrampicava dovunque trovava appigli e gridava. A un certo punto le porte si sono aperte ed è uscito un signore anziano. "Il nonno" ha detto la mamma. La bambina si è zittita, l'ha guardato e il nonno senza salutare nessuno le ha preso la mano e se ne sono andati. Come se non stesse scendendo dall'aereo ma fosse andato a prendere qualcosa in macchina. Lui altissimo e lei minuscola che per dare la mano al nonno doveva stare un pò in punta di piedi.
A me queste cose commuovono. Chissà che problemi ho, pensavo. Ho guardato la polacca e aveva gli occhi lucidi anche lei. Chissà che problemi abbiamo, ci siamo dette.
Penso al vecchio col bastone che abita al settimo piano, a Torino, nel palazzo senza ascensore. Lo incontro nel pianerottolo quando vado a portare fuori Rama e quando ritorno lui è appena arrivato in cortile. Penso a quando alle scuole elementari è venuto il sindaco Orlando e ci hanno fatto mettere in fila ordinata. Facevamo bordello e la maestra è impazzita e si è messa a prenderci a schiaffi alla rinfusa. Ovviamente a me mi ha presa in pieno e mi ha fatto male. I genitori di tutti noi bambini volevano farla licenziare e il giorno dopo, a una riunione, lei con la testa bassa ci ha chiesto scusa e io che ero la più arrabbiata di tutti quando l'ho vista con la faccia bassa, i capelli bianchi oleosi, le rughe nelle mani, mi sono alzata e le ho dato un bacio. I miei compagni mi hanno preso per il culo fino alla fine dell'anno.
I vecchi mi fanno piangere. Vecchi e bambini insieme mi fanno piangere di più. Se poi ci sono anche cani in mezzo piango a singhiozzo.
I brasiliani sono partiti e io sono molto triste. Il percussionista è andato via il giorno prima; per accompagnarlo all'areoporto mi sono svegliata alle 4. Aveva il cambio a Parigi e aveva paura che lì non ci avrebbe capito niente. Era terrorizzato. "E' troppo grande quell'areoporto" mi diceva. "Se sbagli strada per tornare indietro devi prendere il taxi e lì le macchine non possono entrare." Ci siamo mangiati un panino con l'uovo e gli ho regalato i miei guanti bianchi a righe nere che in Brasile non userà mai. Il ballerino invece è andato via ieri mattina; prima l'ho accampagnato a comprare dei distillati di Praga da portare agli amici e due babbi natale di cioccolata per i nipotini. Al supermercato girava col mio capello di lana celeste con le foglie disegnate. Era strano vedere uno che riesce a muovere tutti i muscoli contemporaneamente e che viaggia da un capo all'altro del mondo comprare il babbo natale. Qualsiasi età abbia, di bianco ha solo qualche pelo sulla barba. All'areoporto ho pianto. Sua moglie è fortunata ad avere uno così, che tratta la gente allo stesso modo, e non come il regista che dopo lo spettacolo ha ringraziato solo i famosi e agli altri che si erano fatti un culo tanto manco una stretta di mano. La moglie del ballerino è fortunata e a me mancherà. Questa mia incursione nel mondo teatrale è valsa la pena solo solo per lui. A parte il regista che mangiucchia tutto il tempo e schifa chiunque non entri nel suo spettacolo, gli attori sono simpatici. Ti parli per cinque secondi e poi tutte le volte che ti incontri sono baci e abbracci. Questi lavorano otto, nove ore al giorno, quando va bene, e guadagnano al mese meno dell'affitto di casa mia a Torino. Quelli che lavorano in ufficio invece fumano 3 pacchetti di sigarette, mangiano davanti il computer e quando si ubriacano hanno gli occhi tristi. Io ho soltanto guardato in questo mio stage: guardavo i ballerini che sudavano al workshop, ("Beata te che stai spaparanzata" mi dicevano. "Voi però siete delle scamorze affumicate e io una ricotta" rispondevo, anche se non so i nomi dei formaggi in inglese), guardavo le tipe che si pigliavano per i capelli in ufficio, guardavo gli ospiti che si tenevano gli occhi aperti con le mani durante le conferenze. Certe volte è bello non essere pagati per non essere coinvolti nello stress.
Alla festa di saluto tutti si abbracciavano e ridevano. A me a un certo punto mi facevano male le mascelle dal sorridere ed ero stanca di stare simpatica per forza. Volevo stare in un angolo e accarezzare il mio cane che è a casa. A momenti quando sono circondata da tutta questa gente ho impulsi di esaltazione e subito dopo mi sento tristissima. Vorrei degli abbracci duraturi; qualcuno da aspettare all'aereoporto senza bisogno del cartellino col nome.
Fra poco è Natale e la città è piena di alberi addobbati e mercatini dove vendono il vin brulè. Hanno momtato delle chiese di plastica trasparente dove cantano le canzoni in latino. Con chi parlo parlo tutti passano le feste in famiglia. Anche il regista non prescinde. Io e quelli della comune siciliana faremo un pranzo con tombola annessa. Se i miei genitori sapessero usare Skype ci guarderemmo almeno. Non sanno manco scrivere i messaggi sul cellulare. Sono vecchi e quando penso a loro mi viene da piangere. Chissà davvero che problemi ho.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Cazzo, Mari, ormai sei come Sedaris. Questo mi è proprio piaciuto. Mi hai fatto ridere...e un pò mi hai intenerito (piangere no, cavolo, sono un duro)
Però posso dirti una cosa?
A te i vecchi, e i bambini e i cani e i ballerini sposati brasiliani fanno male.

Unknown ha detto...

O Mari se noi s'abita al quinto piano e il vecchio al piano di sopra il piano è il sesto non il settimo. Te c'hai problemi dell'ignoranza, che non t'hanno fatto finire le scuole dell'obbligo.

Anonimo ha detto...

brava Mari...ma brava pure Co-stanza...mi fate ridere, e questo è bene.

Unknown ha detto...

Allora appena torna la facciazza vieni subito a cena così vedi che sembriamo marito e moglie a casa, un orrore ma almeno si ride e ridere è sempre bene