Praga oltre a contare il maggior numero di persone sciancate o con stampelle, conta anche il maggior numero di facce tumefatte. Oggi ho visto almeno quattro ragazzi con un occhio nero. O hanno partecipato tutti alla stessa rissa o è una coincidenza o hanno una malformazione congenita come se ne vedono tante. Questa città ha la raggia nel cuore. Con i brasiliani andavo sempre in un ristorante pub vicino il teatro (fabbricone) e ci portavano i menù in inglese. Di malavoglia ma ce lo portavano. Non che servisse visto che per i brasiliani l'inglese era uguale al ceco, ma per me che ero l'interprete professionista era meglio. Ci sono tornata da sola in questo pub e il cameriere mi ha portato il menu in ceco. Gli ho detto se per favore mi portava quello in inglese e mi ha detto che non ce l'avevano. Ma come no?; No, mi fa lui, con le mani come a dire, cazzi tuoi. Guardo il menù per cinque buoni minuti soffermandomi sui disegni a bordo pagina e poi mi alzo incazzata e vado al bancone. Voglio un menu in inglese, ce l'avete, dico. Il cameriere mi fa gridando: Sit down, sit down. Ma dove s'è visto mai un cameriere che dice al cliente Siediti! In Cechia si vedono, solo qui. Viene un altro cameriere che fingeva di parlare inglese e mi spiega quattro piatti. Ne ordino uno a caso e me ne porta un altro. Ci credo che poi uno è arrabbiato e va in giro con la funcia.
Per sfogare la rabbia stamattina sono andata a correre. Avevo detto qui a casa che sarei andata alle otto ma quando alle otto le altre si sono svegliate e io ancora runfuliavo, mi hanno chiamata Talk Talk. E invece ci sono andata alle nove e mezza a correre. Mi sono fatta prestare le scarpe da tennis da Barbara, che ha una misura in meno di me. Ci sono andata alle nove e mezza e alle dieci meno venti ero già di ritorno. "Ma che, non ci sei andata più, Talk Talk?" mi ha detto Martina. "Secondo te perchè c'ho il fiatone?" ho detto indispettita. "Le scale?"; "No, ho fatto dieci minuti. Era il primo giorno. Piano piano." Ha iniziato a ridere e non l'ha finita più. Voglio vedere lei a correre con le scarpe strette, in mezzo alla strada con le macchine che passavano. Prima di trovare un parco ho rischiato di essere investita da un'ambulanza sul marciapiede. E quando l'ho trovato non l'ho capito subito che era un parco. Attorno c'era una specie di baraccopoli con un camper che vendeva biglietti per entrare. Volevo capire cosa c'era da vedere ma lo sportello era chiuso e dentro la baraccopoli c'erano solo capanne di alluminio e sedie scassate. Domani andrò a correre per quindici minuti e lo scoprirò.
Quando cammino per questa città mi sembra di stare dentro il catalogo Postalmarket, come direbbe Costanza. Già quand'ero piccola, negli anni 80, i vestiti del Postalmarket mi sembravano anni 70, perchè anche se non capivo niente di moda associavo gli anni 70 a Rod Stewart e a come si vestivano nell'Ispettore Derrick, che purtroppo è morto ieri o l'altro ieri. Praga è un catalogo umano recuperato dalla cantina di qualche casa. Mi sembra che il tempo si sia fermato e io ho perso il passaggio per il futuro insieme a Micheal J. Fox. Però mi piace. Capissi la lingua manderei tutti affanculo e mi farei rispettare. E d'altronde non è manco colpa loro se la lingua non la capisco e loro non parlano inglese. Non è colpa di nessuno. Domani pulirò i cessi del teatro. (fabbricone), fa parte del mio internship.
Per sfogare la rabbia stamattina sono andata a correre. Avevo detto qui a casa che sarei andata alle otto ma quando alle otto le altre si sono svegliate e io ancora runfuliavo, mi hanno chiamata Talk Talk. E invece ci sono andata alle nove e mezza a correre. Mi sono fatta prestare le scarpe da tennis da Barbara, che ha una misura in meno di me. Ci sono andata alle nove e mezza e alle dieci meno venti ero già di ritorno. "Ma che, non ci sei andata più, Talk Talk?" mi ha detto Martina. "Secondo te perchè c'ho il fiatone?" ho detto indispettita. "Le scale?"; "No, ho fatto dieci minuti. Era il primo giorno. Piano piano." Ha iniziato a ridere e non l'ha finita più. Voglio vedere lei a correre con le scarpe strette, in mezzo alla strada con le macchine che passavano. Prima di trovare un parco ho rischiato di essere investita da un'ambulanza sul marciapiede. E quando l'ho trovato non l'ho capito subito che era un parco. Attorno c'era una specie di baraccopoli con un camper che vendeva biglietti per entrare. Volevo capire cosa c'era da vedere ma lo sportello era chiuso e dentro la baraccopoli c'erano solo capanne di alluminio e sedie scassate. Domani andrò a correre per quindici minuti e lo scoprirò.
Quando cammino per questa città mi sembra di stare dentro il catalogo Postalmarket, come direbbe Costanza. Già quand'ero piccola, negli anni 80, i vestiti del Postalmarket mi sembravano anni 70, perchè anche se non capivo niente di moda associavo gli anni 70 a Rod Stewart e a come si vestivano nell'Ispettore Derrick, che purtroppo è morto ieri o l'altro ieri. Praga è un catalogo umano recuperato dalla cantina di qualche casa. Mi sembra che il tempo si sia fermato e io ho perso il passaggio per il futuro insieme a Micheal J. Fox. Però mi piace. Capissi la lingua manderei tutti affanculo e mi farei rispettare. E d'altronde non è manco colpa loro se la lingua non la capisco e loro non parlano inglese. Non è colpa di nessuno. Domani pulirò i cessi del teatro. (fabbricone), fa parte del mio internship.
6 commenti:
Quando abbiamo parlato di Postalmarket io e te?
brava Mari!
Maari...ùnnì sii? unni ti innisti? un ti truovu... ti vulieva salutari!
mari praghese mancanza di te
raggia e funcia esattamente che significano, amica dell'est?
glo
quindi il piumino della kappa farà un figurone in una città così alla moda.
g
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