mercoledì 26 novembre 2008

Dignity

Da quando sono entrata nel mondo del lavoro - meno di 24 ore fa - passo molto tempo nella metropolitana a leggere papiers. Per leggere Costanza ho saltato cinque fermate. Costanza parla di una certa Mari che quando le succedono tristezze amorose le dice: Ma incazzati! Dove l'hai la dignità? Questa Mari però, che a leggerla nel papier sembra una cazzuta, del tipo i maschi sono tutti bastardi ecc. ecc. usa la parola dignità tanto per sentito dire (non ha sempre la possibilità di controllare il De Mauro), come quando dici Non può piovere per sempre, si chiude una porta si apre un portone, finchè la barca va lasciala andare. Questa Mari, ricorderei a costanza a proposito di dignità, l'ultima volta che è stata lasciata invece di incazzarsi si è cambiata i vestiti e ha chiesto ad esso come stava. Perchè prima di andare a casa dell'esso per farsi lasciare mari era andata da promod non si sa perchè, forse presagiva, e ha fatto acquisti. E'arrivata a casa dell'esso col sacchettino in mano si è seduta in cucina a preparare un caffè e dopo che l'esso usando mille parafrasi alla lontanissima l'aveva lasciata, paragonando la sua situazione al cane col pezzo di carne che si specchia nel fiume - storiella zen di saggezza dubbia - mari è andata in camera di esso lasciando il caffè bruciare sul fuoco e si è messa i vestiti nuovi. Esso l'ha raggiunta e le ha detto: Mi piace questa canottiera con la fantasia anni 70. Ed è finita lì. Perchè Mari invece di andarsene sbattendo la porta, è uscita piano piano a piedi scalzi per non graffiare il pavimento di esso con i tacchi delle scarpe nuove. Poi per tre giorni è rimasta fuori casa a piangere Torino Torino con la gente che la guardava e si è fatta ospitare da amici tipo costanza che per la pena non le hanno fatto pesare neanche le mutande leopardate che si era comprata sperando in un altro tipo di risvolto. Tra me e te, cara costi, mi sa che la dignità ce l'hai più tu. Ma poi, obbiettivamente, io manco lo so l'esatto significato della parola dignità.
Pranzando col mio nuovo amico americano cinquantenne, mi ha raccontato che lui e sua moglie hanno divorziato dopo più di trent'anni di matrimonio, perchè lei era religiosa e non riusciva a sopportare che lui non lo fosse. Gli ho chiesto: Ma tu l'amavi ancora? E lui: Certo. E io: Ma adesso lei sta con un altro? E lui: No no. E' rimasto un pò in silenzio e poi ha detto: Non capisco che senso ha divorziare a questo punto della vita. Mi veniva da piangere. Da solo, a farsi il giro del mondo con i soldi della pensione, senza moglie dopo più di trent'anni. Chissà se si è cambiato i vestiti anche lui, ho pensato. "La vita è così" mi dice e io sono contenta di avere un amico cinquantenne che ha trovato un suo concetto di dignità anche senza il De Mauro.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Simona m'ha detto che la storia della dignità la usi anche con lei quindi tu ti spacci per dignitosa con tutti, vergognati. Te e le tue mutande.

Anonimo ha detto...

quando si parla di mutande leopardate, acquisti premonitori e storielle zen, la dignità perde le sembianze di concetto e assume quelle di chimera

Anonimo ha detto...

mari. wow. la dignità non lo so, però che stile.